Una giovane studentessa straniera di 20 anni si reca a Milano per frequentare l’Università Cattolica: in città gli affitti sono cari, così la studentessa decide di accettare la proposta di un quarantenne suo connazionale che le subaffitta casa, offrendole una stanza in zona Villapizzone. La ragazza nota subito che all’interno della stanza c’è un oggetto simile a una telecamera e chiede delucidazioni, ma l’uomo le risponde che è solo un vecchio antifurto lasciato lì dal precedente inquilino.
La scoperta
La vita procede regolare, finché la ragazza non entra nella stanza dell’uomo per chiedergli aiuto su una traduzione. A quel punto vede che su un monitor sono trasmesse le immagini della stanza dove vive, in tempo reale. Allarmata, con l’aiuto di un amico, si reca subito in bagno, dove scopre un altro occhio indiscreto nascosto dietro un faretto. A quel punto esce di casa, senza che il proprietario dell’appartamento le dica nulla, e va direttamente alla polizia per denunciare la situazione. Gli agenti entrano in casa, trovano il proprietario ormai scoperto, che non può più difendersi, e gli sequestrano computer, cellulare, Sim Card, hard disk e chiavette Usb dove erano stati salvati i filmati. La prima udienza si tiene 1 anno e mezzo dopo la terribile scoperta: il proprietario di casa ha offerto 2 mila euro come risarcimento, soldi però rifiutati. Consapevole di quanto fatto, sceglie il rito abbreviato. Il prossimo step sarà il prossimo 3 marzo: lo scorso 16 febbraio, infatti il giudice ha deciso di integrare un Consulente tecnico di ufficio per verificare i contenuti nel materiale digitale sequestrato dalla polizia ormai quasi tre anni fa.